Cronaca Coronavirus: legame tra inquinamento e COVID-19, ecco lo studio più recente
Gli scienziati stanno ancora monitorando una possibile correlazione fra diffusione del virus e inquinamento atmosferico. Potrebbe essere la chiave di svolta per la risoluzione dell’emergenza
Nello studio preliminare portato avanti recentemente da alcuni studiosi sembrerebbe che ci sia una certa connessione fra diffusione virulenta dell’epidemia (nel noctro caso del Covid19) e la concentrazione di polveri sottili. Il parallelismo molto sottile fra la regione di Wuhan e la Pianura Padana è sotto la lente di ingrandimento di scienziati e virologi.
Vediamo cosa è stato scoperto finora:
Studio preliminare tra università, Arpa e medici
Il position paper è stato portato avanti dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e dalle Università italiane di Bologna e Bari, utilizzando i dati ARPA nella finestra di tempo compresa fra il 10 ed il 29 febbraio 2020.
Lo studio ad oggi non è stato ancora comprovato e non ha prodotto alcuna conclusione, ma potrebbe (con i dovuti approfondimenti) dare una chiave di lettura più importante alla diffusione del virus e alle possibili misure integrative di contenimento.
Wuhan e le ipotesi di diffusione di Covid19
Gli scienziati si sono basati su uno studio pregresso, che ha visto l’analisi virologica di luoghi pubblici e chiusi; questo è stato portato avanti dall’UNiversità di Wuhan, Hong Kong e Shangai. Il risultato di questi test ha evidenziato come la presenza del virus nell’aria non era effettivamente calcolabile ma aumentava con il numero di persone presenti. Da qui il dubbio sulla possibile permanenza del virus su superfici o nell’aria.
Virus e polveri sottili: il mix perfetto
Si è visto come in particolari condizioni ambientali il virus possa sopravvivere più a lungo. Questo potrebbe accadere a causa della presenza di particolato atmosferico (PM10 e PM2.5), che costituirebbe un veicolo ideale. Proprio i dati sulla qualità dell’aria registrati fra il 10 ed il 29 febbraio dall’ARPA evidenziano come in Italia ci fosse un elevato numero di superamenti delle soglie limite di particolato sul nord-Italia.
Da qui la possibile intuizione che le alte concentrazioni di polveri sottili in Pianura Padana abbiano favorito ed accelerato il contagio. Infatti a parità di condizioni iniziali, a Roma e Milano la diffusione sarebbe avvenuta in maniera alquanto differente (infatti i numeri sulla Capitale sarebbero molto più contenuti).
Un’ipotesi che in futuro con le giuste accortezze, potrebbe metterci in salvo da nuove epidemie e diffusioni virali.
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Gabriele Serafini
Tecnico Meteorologo WMO (certificato DEKRA) - AMPRO