Covid-19, più l’aria è inquinata più il virus è letale. Ecco la ricerca dell’Università di Harvard
L’ultimo report statistico dell’Università di Harvard evidenzia un aumento della mortalità da COVID-19 nelle zone più inquinate
Buongiorno lettori e benvenuti a questo nuovo articolo di meteo7.it! La ricerca prosegue a passo sostenuto per studiare ed analizzare più a fondo questo virus che sicuramente passerà alla storia dell’umanità.
Dopo aver stravolto le abitudini di centinaia di milioni di persone, ad oggi si inizia a comprendere quando la sintomatologia potrebbe aggravarsi: grazie ad una ricercatrice italiana Francesca Dominici (dell’Università di Harvard), gli studi sul Coronavirus hanno fatto sorprendenti progressi. Ecco come!
Polveri sottili e Coronavirus: lo studio statistico americano
La componente aggravante è la concentrazione di polveri sottili: secondo la dottoressa italiama una variazione di un microgrammo nei valori medi giornalieri può incidere sul tasso di mortalità fino al 15%.
Rientrano in queste polveri ad esempio il PM2,5 (il più dannoso per il corpo umano) capace di addentrarsi nell’apparato respiratorio. Questo viene emesso dagli scarichi industriali (in primis) nonché dai riscaldamenti e dai veicoli.
Il lavoro svolto dalla Dominici non è una semplice correlazione, bensì un associazione di complessi dati statistici (forniti dal governo americano). Una volta ottenuti i dati demografici del 98% della popolazione degli USA, sono stati rimossi tutti gli elementi di “disturbo” come lo status socioeconomico, il consumo o meno di sigarette, l’obesità e lo stato di istruzione.
Il risultato esplicita l’esposizione alle polveri sottili e il conseguente aggravarsi dello status di salute del paziente infetto da Coronavirus.
Coronavirus e Pianura Padana. Coincidenza?
Questa ricerca ormai comprovata, spiegherebbe in maniera lampante la rapida e letale diffusione del virus sulla Pianura Padana. Questa zona della Penisola (non a caso) sarebbe tra le più inquinate in Europa e dove sono stati registrati più decessi nell’ultimo mese.
L‘Università di Harvard ed il team della ricercatrice hanno reso pubblici i dati per poter approfondire la tematica e dare la possibilità di aggiungere nuovi elementi utili. Il fine è quello di poter potenziare (in un eventuale futuro) le misure per ridurre l’inquinamento e gestire in maniera più efficiente un’eventuale area dove sono presenti uno o più focolai infettivi.
Fonte: Harvard.edu
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Gabriele Serafini
Tecnico Meteorologo WMO (certificato DEKRA) - AMPRO