Coronavirus e PETROLIO: secondo gli analisti l’industria dei combustibili fossili è in modalità di sopravvivenza
Le ultime ricerche evidenziano una possibile crisi irreversibile dei combustibili fossili in seguito all’epidemia del Coronavirus
Buongiorno lettori e benvenuti a questo nuovo articolo di meteo7.it! Il periodo storico che stiamo vivendo potrebbe dare risvolti molto importanti in termini ambientali: alcuni analisti hanno ipotizzato come il Coronavirus abbia innescato una vera e propria crisi del petrolio, a causa delle guerre al ribasso di quest’ultimo periodo.
L’indicatore dei prezzi, potrebbe essere il primo sintomo di una nuova e definitiva era volta al “green”. Ma quanto è fondata questa ipotesi? Scopriamolo insieme!
Prezzi del petrolio ai minimi
Si può tranquillamente affermare che al momento il settore petrolifero sia in completa crisi: i prezzi del petrolio non hanno mai raggiunto valori così bassi da almeno due decenni. Inoltre la produzione di quest’ultimo è stata rallentata pesantemente visto che ad ora il costo dei barili è inferiore a quello di spedizione.
Di conseguenza gli imprenditori del settore si tengono ampiamente alla larga: dalle stime attuali mancano circa 130$ miliardi di investimenti e decine di migliaia di posti di lavoro sono stati evasi a causa dell’inattività dei cantieri. Insomma il tutto fa presagire ad un momento di stallo che potrà mutare il futuro dell’industria dei trasporti (nonché quella energetica).
Gli Emirati Arabi ai ferri corti coi pareggi fiscali
Il meccanismo al ribasso instauratosi fra Arabia Saudita e Russia, sta mettendo a dura prova i produttori, con lo scopo di detenere lo scettro del mercato. Quest’arma a doppio taglio potrebbe da una parte incentivare il pompaggio di petrolio a costi ridotti, ma dall’altra non coprire le spese di bilancio su scala nazionale.
Gli esperti di Bloomberg NEF hanno dichiarato un pareggio fiscale di 80$/barile, una quota che al momento permetterebbe quest’attività libertina per altri 2/3 anni. D’altro canto la Russia con un pareggio di 40$/barile, potrebbe tirare le sorti dell’economia dei combustibili più a lungo: per quest’ultima, le stime di Michael Liebreich coprono un arco temporale di circa 10 anni.
L’opportunità di una nuova “eco-nomia”
Gli investimenti per rilanciare l’economia mondiale dopo il Coronavirus, si aggirano intorno ai 5 trilioni di dollari (per quanto riguarda i paesi aderenti al G20). L’idea è quella di accostare le misure introdotte al programma “Green Deal”.
Se da una parte l’attenzione vorrebbe volgere ad essere più solidale all’ambiente, dall’altra gli USA stanno finanziando le compagnie aeree in difficoltà economiche, non considerando l’emergenza climatica attualmente esistente (seppur latente).
Kingsmill Bond, analista di Carbon Tracker ha dichiarato quanto segue sulla tematica: “La grande differenza rispetto al 2008 è che il costo delle energie rinnovabili è ora inferiore a quello dei combustibili fossili. Inutile tentare di sostenere gli insostenibili beni fossili ad alto costo in ogni caso. Sarebbe profondamente ironico per i sostenitori [neoliberisti] di Ayn Rand chiedere un salvataggio del governo “.
C’è da chiedersi quali potranno essere le reali prospettive future e se i governanti delle nazioni industralizzate saranno davvero interessati ad un periodo di svolta ambientale senza precedenti. Staremo a vedere.
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Gabriele Serafini
Tecnico Meteorologo WMO (certificato DEKRA) - AMPRO