Clima: indice ENSO negativo, ecco le possibili conseguenze negli USA e in Europa
Il raffreddamento dell’Oceano Pacifico potrebbe inficiare sulla prossima stagione degli uragani e quella invernale
Buonasera a tutti e ben trovati su questo aggiornamento scientifico di Meteo7.it! La circolazione atmosferica globale è regolata (in buona parte) dalla presenza di anomalie termiche sulle superfici degli oceani mondiali. Tra quelli più influenti si evidenzia l’Oceano Pacifico, uno dei più conosciuti al mondo nel campo della climatologia per lo studio della zona ENSO. Andiamo a capire di che cosa si tratta.
Cos’è l’ENSO?
Si definisce come ENSO (acronimo di El Nino Southern Oscillation) quell’area dell’Oceano Pacifico tropicale dove avvengono appunto ampie oscillazioni termiche superficiali. In quest’area la mutazione delle temperature inficia notevolmente sullo spostamento delle masse d’aria su scala globale, innescando una sorta di effetto domino irreversibile, grazie all’interazione fra oceano e atmosfera.
A tal proposito, si premette un distinguo fra ENSO positive e negative: queste mutazioni si definiscono El Nino (con anomalie positive) e La Nina (con anomalie negative) e avvengono successivamente al Solstizio estivo. L’avvento di uno dei due effetti si sancisce col superamento della soglia d’indice di 0,5 gradi centigradi.
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Il futuro andamento dell’ENSO
Le ultime proiezioni modellistiche mostrano un inesorabile andamento verso una fase di ENSO negativo: attualmente le acque superficiali ad ovest del Sud America mostrano un accenno di raffreddamento, trovandosi in una fase tra il neutro ed il caldo.
Alla fine dell’estate le anomalie dovrebbero raggiungere (sulla regione ENSO 3.4) un’anomalia appena al di sotto dei -0,5°C, entrando in regime di Nina. Verso l’Inverno inoltrato la Nina dovrebbe essere ancora più moderata con anomalie fino a -1°C.
Quali sono gli effetti di un ENSO negativo?
Il primo effetto ormai sancito dalle analisi climatologiche passate è un condizionamento sulla posizione della corrente a getto. Grazie a questa fondamentale modificazione, si possono innescare profonde modificazioni sulla circolazione atmosferica: solitamente in un contesto di Nina moderata o strong, si può inasprire la stagione degli uragani sull’Atlantico, con conseguenze negative sulla East Coast negli Stati Uniti. Solitamente questi effetti si manifestano sull’arco dell’anno successivo, con prime conseguenze dirette nella stagione invernale.
Un pattern ricorrente in fase di Nina potrebbe essere l’afflusso di perturbazioni in Europa a carattere freddo più ricorrente nella stagione fredda. Il tutto ovviamente in interazione con gli altri indici teleconnettivi, che forniscono un quadro (seppur sperimentale) di una tendenza stagionale.
Staremo a vedere quali saranno i progressi delle anomalie di temperatura superficiali nei prossimi mesi.
Un augurio di buona serata Gabriele Serafini.
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Gabriele Serafini
Tecnico Meteorologo WMO (certificato DEKRA) - AMPRO