L’evento alluvionale di Lunedì 22 Ottobre a Pisticci (Mt)

E’ già successo altre volte che un evento meteorologico eccezionale interessasse il territorio di Pisticci.
Ed allora forse dovremmo dire che eccezionale non è visto che quasi ciclicamente, ogni 2/3 anni , capita di vedere allagato il territorio pisticcese?
L’ultima volta che si è vista tanta acqua è stato nell’evento alluvionale del 6 e 7 ottobre 2013.
In quella occasione fu registrato, nelle 48 ore, un accumulo complessivo di 303 mm di cui solo 216 mm nella giornata di lunedì 7 ottobre; ma del totale della pioggia cumulata di 216 mm del lunedì, ben di 160 mm è stato l’accumulo registrato tra le 19:00 e le 21:00 di quel giorno con un rain rate di oltre 150mm/h.
In quell’evento furono allagate centinaia tra abitazioni, scantinati, depositi e attività commerciali e molti furono gli edifici sgombrati, le strade interrotte, le scuole chiuse, i treni fermi e le aziende agricole in ginocchio.
Un evento, si disse allora per le dimensioni del fenomeno, eccezionale.
Un fenomeno che, seppur in maniera ridotta, si è riproposto 2 anni dopo nel 2015 interessando sempre l’agro di Pisticci con lo straripamento del fiume Basento che provocò l’allagamento di decine di ettari di terreno.
E quest’anno, tre anni dopo l’ultima disastrosa alluvione del 2015, ecco che un nuovo evento eccezionale colpisce ancora il territorio di Pisticci.
Infatti nella giornata di lunedì 22 Ottobre il territorio pisticcese (secondo i dati forniti da Alberto Raimondo, meteoamatore, amministratore del sito Meteo Marconia e gestore delle stazioni meteo installate nei comuni di Marconia e Pisticci) ha segnato un accumulo giornaliero di 150,4 mm di cui 135mm cumulati nell’intervallo di tempo tra le ore 16:10 e le 17:05 con un rain rate di circa 340 mm/h.
Anche in questo caso si sono segnalati allegamenti, chiusure di strade e l’interruzione del traffico ferroviario.
È l’ultimo degli eventi estremi che stanno interessando il Mediterraneo degenerando, in alcuni casi, in alluvioni lampo a causa dell’ingresso in area mediterranea di gocce fredde che trovano terreno fertile grazie al calore ed all’umidità offerte dalla superficie marina che fungono da carburante offrendo energia ai sistemi temporaleschi.
Fenomeni sempre più frequenti e sempre più violenti; ed è proprio questa aumentata frequenza che fa la differenza con l’occasionalità con cui nei decenni precedenti si verificavano questi fenomeni.

C’è una correlazione tra aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi meteorologici estremi e il riscaldamento globale?
Certo è ci stiamo avvicinando alla soglia del non ritorno che non è più quella di 2 gradi dell’era preindustriale, quella, per intenderci, fissata dagli accordi di Parigi, bensì di 1,5 gradi di cui 1 già raggiunto.
E per la maggior parte dei climatologi c’è solo mezzo grado di margine in meno per evitare un apocalittico scenario da riscaldamento globale che vedrebbe aumentare carestie, incendi, inondazioni, povertà.
A dirlo è anche l’ultimo rapporto del panel delle Nazioni unite sul riscaldamento globale, che si è riunito in questi giorni in Corea del Sud, lanciando questo allarme ai governanti di tutto il mondo: con questo livello di emissioni il famoso grado e mezzo verrà superato già nel 2040, e alla fine del secolo arriveremo addirittura a tre.
E per evitare questo scenario il mondo ha bisogno di una trasformazione di velocità e portata “senza precedenti storici”.