Tempo di lettura: 5 minuti. Ogni volta che si verifica un cambiamento del tempo, anche minimo, si accusano disturbi allora vuol dire che i meccanismi di adattamento al clima non funzionano a pieno regime. Il fenomeno, in costante aumento nell’ultimo decennio con la complicità dei fattori inquinanti dispersi nell’aria, è comunemente detto “meteoropatia”. Secondo gli ultimi studi effettuati alla Cattedra di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano il disturbo
sembra colpire un italiano su tre. I meteo-sensibili, secondo i ricercatori, sono soprattutto le donne, in particolare quelle che hanno varcato la soglia dei quarant’anni di età.
La meteo-sensibilità è una predisposizione a contrarre malattie direttamente legate alle perturbazioni atmosferiche e l’evento si riscontra soprattutto nelle aree industrializzate. Anche se, dicono gli esperti, non deve essere considerata una malattia ma una condizione di particolare labilità e predisposizione a contrarre disturbi, in soggetti sensibili; lo afferma Angelico Brugnoli, biometeorologo, consulente al centro di ricerche in bioclimatologia medica, biotecnologie e medicina naturale dell’Università degli Studi di Milano. È anche l’autore, insieme a Umberto Solimene, direttore della cattedra di terapia medica e medicina termale dell’università milanese, del nuovo libro “Meteorologia e climatologia medica ” edito dalla Edimed di Milano. “Il tempo da solo non può essere causa di malattie ma, nei soggetti meteorosensibili, può peggiorare i disturbi già esistenti. Sarebbe impensabile pensare di estrapolare la nostra vita dall’ambiente ma le meteoropatie si possono però prevenire” – spiega Brugnoli.“Il medico deve essere in grado di consigliare ai pazienti più sensibili al clima come evitare la comparsa dei fastidi, oggi ben conosciuti e classificati”. Per ogni clima-sintomo al centro milanese di ricerche in bioclimatologia medica vengono somministrate specifiche cure farmacologiche, che attingono soprattutto dalla fitoterapia.
Il meteoropatico è un individuo nel quale sono meno efficaci i sistemi interni di adattamento che permettono di equilibrare le funzioni fisiologiche secondo le condizioni dell’ambiente esterno. L’ipotalamo, centro di controllo della termoregolazione che risiede nel cervello, adegua in tempi brevissimi i meccanismi di difesa del corpo all’aggressione degli agenti esterni. Se fa molto freddo, l’ipotalamo fa restringere i vasi sanguigni dei tessuti superficiali, al fine di ridurre le perdite di calore corporeo, e fa rallentare il flusso del sangue al livello dell’epidermide (che diventa dura pallida e fredda) per dirottarlo verso gli organi vitali, con precedenza al cuore e al cervello. Se fa molto caldo, il centro di controllo dilata i vasi sanguigni, per favorire un più efficace scambio di calore con l’ambiente esterno. Se ciò non è sufficiente, vengono attivate le ghiandole della pelle che producono il sudore. Se l’individuo non è meteoropatico, ogni variazione atmosferica o climatica produce nell’organismo uno stress per sforzo di adattamento, ma poi l’ambientamento crea un nuovo equilibrio tra individuo e ambiente. In condizione limite, nel deserto, sono necessari dieci giorni di acclimatazione. Crisi di adattamento sono normali, in individui sensibili, ad ogni cambiamento di stagione, specie con l’arrivo delle stagioni intermedie e inparticolar modo della primavera. Gli stimoli e i piccoli stress meteorologici sono benefici, tanto da costituire il fondamento della climatoterapia, cioè la vecchia e saggia cura del cambiamento d’aria. Nel meteoropatico il sistema di adattamento dell’ipotalamo è alterato dalle manifestazioni atmosferiche e dagli elementi del tempo (soprattutto dalle loro variazioni): temperatura, pressione, umidità, vento, radiazione solare, elettricità atmosferica, perturbazioni, temporali ecc.
Le meteoropatie si distinguono in primarie e secondarie:
Le meteoropatie primarie si manifestano in individui sani; i bruschi cambiamenti del tempo inducono irritabilità, pessimismo, ansia, sudorazione, calo della pressione, mal di testa, difficoltà di concentrazione, astenia, sonno irrequieto, tutti sintomi che poi scompaiono con il cessare della causa.
Un gruppo di ricercatori canadesi ha constatato che l’81% degli incidenti automobilistici mortali e il 73% degli incidenti meno gravi si verificano nell’imminenza di un cambiamento del tempo. Analoghe ricerche, condotte per gli incidenti sulle autostrade italiane, hanno rilevato un aumento dei sinistri nell’imminenza dell’arrivo di una perturbazione. Anche il fohn (vento caldo in discesa dalle montagne) è correlato agli infortuni automobilistici. Una delle principali cause responsabili delle meteoropatie primarie è un sensibile e temporaneo aumento della concentrazione di ioni positivi nell’aria. In condizioni normali, ioni positivi (dannosi) e negativi (benefici) si equivalgono. In condizioni particolari – quando soffiano venti asciutti, in ambienti chiusi e con alta percentuale di fibre sintetiche, in ambienti con aria condizionata o riscaldati o inquinati, all’approssimarsi di un temporale – la concentrazione degli ioni positivi può anche raddoppiare o triplicare. I venti caldi e secchi, come il fohn, sono accompagnati da un eccesso di ioni positivi dovuto all’attrito dei venti contro le montagne che hanno scavalcato. Gli effetti indotti nell’organismo sono depressione, nervosismo, emicrania, nausea, debolezza, tachicardia e perdita dei sensi. Un’ipotesi è che gli ioni positivi producano una cattiva influenza sui sistemi regolatori neuro-endocrini e ormonali, ma non si sa come. I disturbi nella sfera psichica sarebbero indotti da un eccesso di una sostanza prodotta nel cervello, la serotonina. Un’altra ipotesi è che quei venti producano dannosi infrasuoni. Anche il mistral (maestrale), vento asciutto ma freddo della Valle del Rodano, rende irritabili e aggressivi, ed è per questo chiamato “il vento pazzo”. La cosiddetta “sindrome del mistral”, oltre agli adulti, colpisce anche i lattanti con insonnia, agitazione e talora con febbre alta, convulsioni, disidratazione e crisi di vomito e di diarrea. Anche i temporali, per l’aumento di ioni positivi prodotti, rendono nervose alcune persone. I sintomi poi passano con il cadere della pioggia. Gli ioni negativi, che abbondano in località collinari o in zone montagnose ricche di conifere o in prossimità delle cascate, sono benefici per l’organismo. In autunno inoltrato e in inverno, quando ci sono nell’aria ioni negativi, la pelle cicatrizza più in fretta. Esistono apparecchi, ionizzatori, che arricchiscono gli ambienti chiusi di cariche elettriche negative.
Le meteoropatie secondarie si manifestano in persone già malate di artrosi, reumatismi, artriti, ulcere, gastriti, asma, allergie cutanee, cardiopatie, cefalee e acetone infantile, aggravandone i sintomi o rivelando una patologia ancora non manifesta ma latente. Queste persone sono come dei “barometri viventi”. I più esposti sono generalmente gli anziani e i bambini, i primi perchè in essi i tessuti corporei perdono con l’età la capacità di adattarsi agli stimoli esterni, i secondi perchè in essi lo sviluppo psico-fisico è incompleto e ciò comporta reazioni sproporzionate agli stimoli. Quanto più brusca è la variazioni meteorologica tanto più accentuata la reazione dei meteoropatici. Le brusche variazioni di temperatura sono responsabili dell’aumento dei casi di angina pectoris, infarto, insufficienze cardiache acute, emorragie cerebrali (ictus), appendiciti infantili.
La diminuzione della pressione atmosferica, in concomitanza dell’avvicinamento di una perturbazione, provoca il rigonfiamento dei tessuti, delle vene e delle arterie, il conseguente rallentamento della circolazione sanguigna, l’aumento della pressione nel cervello. Influenza in generale il sistema nervoso, quello ormonale, la composizione e le proprietà del sangue e le funzioni del fegato. Tra gli effetti, si registrano dolori alle articolazioni nei pazienti affetti da reumatismi e da artriti. La risposta si manifesta in genere 5-6 ore prima dell’arrivo della perturbazione, con una massima intensità 3-5 ore dopo il passaggio del fronte e con molti casi di persistenza dei sintomi 16-30 ore dopo. La spiegazione accettata dalla maggior parte dei medici è che le articolazioni contengono una sostanza chiamata “hexosamina”. Quando cala la pressione atmosferica, una quantità minore del solito di questa sostanza viene espulsa attraverso le urine.
Quando sopraggiunge il fronte freddo e la temperatura diminuisce,l’hexosamina indurisce e perciò il malato prova una grande difficoltà a muovere le articolazioni. Il metodo migliore per espellere l’hexosamina è quello di fare bagni bollenti. Gli affetti da artriti ossee peggiorano invece con l’aumento della temperatura.
L’aumento dell’umidità accentua le malattie reumatiche. La diminuzione brusca dell’umidità, causata dai venti di caduta come il fohn, aggrava le malattie nervose ed è la causa di alcuni suicidi di soggetti psicolabili.
Le cure per la meteoropatia si basano sull’idroterapia, capace di stimolare il sistema interno di termoregolazione. Vengono prescritte docce scozzesi (acqua calda e poi, gradualmente, fredda), docce alternate (getti caldi e freddi in brusca successione), idromassaggi e nuoto. È anche possibile una certa prevenzione, specie per i bambini, allenandoli ai cambiamenti atmosferici e alle variazioni termiche attraverso lo sport, soprattutto il nuoto, e l’attività fisica all’aria aperta.
Un elemento importante per la salute è la radiazione solare. I raggi ultravioletti sono dannosi per gli affetti dal morbo di Basedov (iperitiroidei) e per gli ipertesi. Ma gli stessi, a giuste dosi, sono benefici perchè producono vitamina D ed hanno effetti terapeutici nei casi di spasmofilia e di ortomalacia (demineralizzazione delle ossa). Al contrario se in eccesso, provocano colpi di sole, ustioni, cecità, e tumori della pelle.
Spunti bibliografici da “Il tempo per tutti” di Guido Caroselli